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Concerto sinfonico

5 novembre
ore 21.00

Teatro Mancinelli

Maurizio Baglini | pianoforte
Tito Ceccherini | direttore

Programma

Federico Gardella (1979)
Grammatica dell’Istante (5’)

Robert Schumann (1810-1856)
Concerto in La minore per pianoforte e orchestra op. 54 (30’)
Allegro affettuoso, Andante espressivo, Allegro
Intermezzo, Andantino grazioso
Allegro vivace

Toshio Hosowaka (1955)
Blossoming II (15’)

Igor Stravinskij (1882-1971)
Pulcinella, Suite da concerto (25’)
Sinfonia
Serenata
Scherzino – Allegretto – Andantino
Tarantella
Toccata
Gavotta (con due variazioni)
Vivo
Minuetto – Finale

Aquista biglietto

Note di sala

a cura di Giovannella Berardengo

Federico Gardella, Grammatica dell’Istante (2018)
Ancora un breve lavoro orchestrale (tre anni dopo Metrica dell’istante) per riflettere sulle ragioni della forma pensata come anamorfosi del tempo. E così Grammatica dell’Istante si definisce in un rapporto di analogie e contrasti con il lavoro precedente, in un senso di vicinanza che ne racchiude le alterità. Questo sentiero (quasi un labirinto) trova nella sintassi – in quella invisibile forza che abita lo spazio vuoto tra le note, tra i gesti, tra le articolazioni della forma – la sua origine, il suo destino. La lingua è ridotta qui all’essenziale, scolpita da poche parole, definita attraverso le relazioni tra le voci che la abitano: ho pensato, in un certo senso, di ritornare alla grammatica per ridefinire la mia lingua, per concentrare in un istante quelle domande per le quali, ancora, non ho risposte.
Federico Gardella

Robert Schumann, Concerto in La minore per pianoforte e orchestra op. 54 (1845)
Nel maggio del 1841, Robert Schumann, in un periodo di grande operosità compositiva, scrisse in poco più di una settimana una Fantasia in La minore per pianoforte e orchestra e immediatamente dopo la sua seconda sinfonia, conclusa i primi di settembre. Qualche anno dopo, nel 1845, Schumann trasformò la Fantasia, attraverso ampie rielaborazioni, in un concerto in tre movimenti, completando l’opera nel luglio dello stesso anno. Il Concerto in La minore op. 54 nasce quindi dalla volontà del compositore tedesco di realizzare una musica che oltrepassasse le classificazioni formali beethoveniane basate sullo sviluppo tematico e sul rapporto dialettico tra solista e orchestra, creando piuttosto un componimento “semplicemente” pianistico supportato da un accompagnamento orchestrale nitido e comprensibile che rievoca di tanto in tanto i temi esposti dal pianoforte. L’Allegro affettuoso iniziale principia con una precipitosa serie di accordi eseguita dal pianoforte solista che attira su di sé l’attenzione dell’ascoltatore. Tutto il primo movimento ruota essenzialmente attorno ad un unico grande tema, privo di un reale sviluppo, che viene sottoposto ad una sequenza di piccole variazioni melodiche che non creano un effettivo contrasto rispetto all’esposizione iniziale, quanto piuttosto uno scambio colloquiale tra il solista e l’orchestra. L’Intermezzo si configura come un elegiaco soliloquio del pianoforte che, meditando intimamente sul materiale tematico del primo movimento, ripropone un’atmosfera di affettuosa intimità. Nella parte centrale, quasi come una preghiera che parte dai violoncelli per poi diffondersi a tutta l’orchestra, si inserisce un ampio tema, spezzato ripetutamente dal solista. L’enunciazione di una melodia già nota, da parte dell’oboe conduce all’Allegro vivace finale che riprende inequivocabilmente il materiale tematico del primo movimento, presentando tuttavia un secondo soggetto autonomo. Ma è il solista il vero protagonista: mediante rocamboleschi espedienti virtuosistici sottolinea allo stesso tempo la varietà timbrica e le successioni armoniche restituendo tutta la geniale eleganza compositiva schumanniana.

Toshio Hosokawa, Blossoming II (2011)
La riflessione sulla natura, sul suo multiforme apparire, costituisce uno degli aspetti centrali della musica di Toshio Hosokawa. La cultura giapponese ci mostra, in effetti, un’immagine della natura (della sua bellezza, come della sua crudeltà) che ridefinisce il nostro modo di essere osservatori, ascoltatori, presenze che la abitano. Blossoming II (per orchestra da camera), composto nel 2011, nasce sul bordo del silenzio, di quel silenzio pensato come supporto immateriale di ogni suono (a cui ogni suono sempre ritorna). Suono e silenzio sono, nella musica di Toshio Hosokawa, due modi di dirsi (due modi di darsi, forse) di quell’esperienza della percezione che chiamiamo musica. Come nell’arte della calligrafia, i cui segni rappresentano solo la parte visibile di quell’invisibile “danza” nel vuoto che li ha resi possibili, così in questa musica i silenzi danno forma a ciò che si scolpisce nella nostra memoria: l’apparire del suono.
Federico Gardella

Igor Stravinskij, Pulcinella, Suite da concerto (1922)
Fu durante una passeggiata parigina che, nella primavera del 1919, Igor Stravinskij, sollecitato dall’idea dell’impresario teatrale Diaghilev di creare uno spettacolo coreografico su musiche di Giovanni Battista Pergolesi, decise di comporre Pulcinella. Le musiche di Pergolesi, in parte edite, in parte frammentarie e del tutto sconosciute, stimolarono in maniera considerevole la creatività di Stravinskij che riuscì, nonostante le perplessità iniziali, a configurare in musica la vera natura del compositore napoletano con il quale riscoprì altresì un’affinità, oltre che musicale, anche spirituale che trova la sua massima espressione nella gestualità, nel gusto per il popolaresco e per il dinamismo ritmico. A seguito delle ricerche musicologiche condotte sull’opera, oggi sappiamo che solamente la metà dei 18 brani sono attribuibili a Pergolesi. Lo straordinario successo riscosso dal balletto, spinse Stravinskij, nel 1922, ad adattarlo a componimento puramente orchestrale. Ebbe così origine la Suite da concerto che vede una considerevole riduzione dei movimenti – da 18 a 8 – e nella quale tutte le parti vocali sono sostituite da linee strumentali. I segmenti melodici originali pergolesiani vengono mantenuti inalterati, ma è nella trasformazione delle strutture fraseologiche, nella fenditura delle proporzioni, e nella modificazione degli accenti che si manifesta il genio del compositore; così come l’abilità di mettere in risalto elementi secondari e di accompagnamento, rendendoli protagonisti in un’inversione strutturale capace di generare una amalgama tanto sonora quanto ritmica che sovverte gli austeri paradigmi del concerto barocco. Tuttavia, lo stravolgimento degli impianti tonali, a mezzo del frequente uso delle dissonanze, del prolungamento delle armonie, di deviazioni armoniche repentine, contestualmente alla ricerca di suoni particolarmente evocativi di stampo grottesco, non snatura l’indole e la vivacità tardo barocca a cui si ispira, in un connubio perfetto tra il recupero del passato e la modernità del linguaggio stravinskijano che fanno di quest’opera, la quintessenza della fase neoclassica del compositore russo.

Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani

L’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani nasce con l’obiettivo di riunire i migliori talenti italiani in una compagine che pone la qualità artistica come fondamento della propria attività. Ha collaborato con numerosi teatri italiani e stranieri ed è stata diretta da direttori di fama nazionale e internazionale che l’hanno accompagnata in molteplici repertori, dal barocco al classico, dal moderno al contemporaneo. Grande attenzione è riservata ai compositori di oggi, come importante mezzo di coesione con la modernità e di confronto con il passato. L’orchestra è inoltre ospite di prestigiose stagioni artistiche e festival nazionali e internazionali. L’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani dal 2020 ha sede presso il Teatro Mancinelli di Orvieto ed è sin dalla sua nascita l’orchestra in residence del Festival della Piana del Cavaliere | Orvieto Festival. Si esibisce nei maggiori teatri italiani e internazionali sotto la guida di direttori come Tito Ceccherini, Hossein Pishkar, Diego Ceretta, Pasquale Corrado e collabora con solisti di fama internazionale.

Tito Ceccherini

Direttore fra i più colti e profondi della sua generazione, è apprezzato per la lucidità delle sue interpretazioni e per la spiccata versatilità del suo approccio al repertorio. Acclamato interprete del repertorio moderno, ha approfondito l’opera dei classici del ‘900: da Bartók, Debussy e Ravel, a Schoenberg, Webern, Ligeti. Il suo repertorio operistico, che evidenzia a sua volta l’amore per il ‘900 (Il castello di Barbablu, Da una casa di morti, Il Prigioniero, Le Grand Macabre, il teatro di Strauss, Debussy, Puccini, ecc.), testimonia altresì una profonda conoscenza del melodramma italiano ed una particolare attenzione al belcanto, ove ha dimostrato di saper conciliare proprietà stilistica e sensibilità moderna. È inoltre apprezzato come interprete mozartiano, e per il suo talento nella creazione di opere nuove (Da gelo a gelo e Superflumina di Sciarrino, La Cerisaie di Fénelon al Bolshoi e all’Opéra di Parigi, Les pigeons d’argile di Hurel a Tolosa). Direttore di provata esperienza, collabora con orchestre come la Philharmonique de Radio France, la Filarmonica della Scala, la BBC Symphony e la Philharmonia Orchestra di Londra, la WDR Sinfonieorchester di Colonia, la Radio Filharmonisch Orkest di Amsterdam, la HR-Sinfonieorchester di Francoforte, la Bilkent Symphony, la SWR di Stoccarda, la Deutsche Radio Philharmonie, la Tokyo Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Teatro La Fenice, l’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”, l’Orchestra del Teatro San Carlo, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’Orchestre de Chambre de Genève, la OSI di Lugano, la Real Orquesta Sinfonica de Sevilla, la Haydn di Bolzano, l’Orchestra della Toscana, ed ensemble rinomati come l’InterContemporain, il Klangforum Wien, Ensemble Modern, Contrechamps, fra i molti altri. Nell’agosto del 2012 ha fatto il suo debutto al Festival di Lucerna partecipando al ciclo “Pollini Perspectives” con il Klangforum Wien e i Neue Vocalsolisten. Il progetto è presentato anche a Tokyo (Suntory Hall), Parigi (Salle Pleyel), Berlino (Philharmonie) e Milano (Teatro alla Scala). Sempre nel 2012 ha inaugurato il nuovo Festspielhaus a Erl (Austria), con un’acclamata interpretazione de Il castello di Barbablù di Bartók. Ospite regolare del Festival d’Automne di Parigi, è stato applaudito in teatri come il Bolshoi di Mosca (Turandot di Puccini), l’Opéra National de Paris, il Capitole di Toulouse (Béatrice et Bénédict di Berlioz; Die Entführung aus dem Serail di Mozart), l’Opera di Francoforte (Rake’s Progress di Stravinsky; From the house of the dead di Janaček; I Puritani di Bellini), l’Opernhaus Zurich (Le Grand Macabre di Ligeti), il Grand Theatre de Geneve, il Teatro La Fenice di Venezia (Cefalo e Procri di Krenek, Riccardo III di Battistelli), la Philharmonie di Parigi (Il Mondo della Luna di Haydn), il Colón di Buenos Aires, il Nationaltheater a Mannheim (Maria Stuarda di Donizetti; Alessandro di De Majo), il Tiroler Festspiele (Die Zauberflöte di Mozart), l’Opéra de Rennes (Don Pasquale di Donizetti), e numerosi altri. Fra i principali impegni futuri, il debutto al Teatro di Basilea (Verdi: La traviata, nuova produzione), i ritorni all’Opera di Francoforte (Ronchetti: Inferno, nuova produzione), all’Opernhaus di Zurigo (Poulenc: Les dialogues des Carmelites, nuova produzione), al Teatro La Fenice di Venezia (Luci mie traditrici di Sciarrino), nonché concerti con l’Orchestra Sinfonica della Rai al Festival Milano Musica, con la SWR Sinfonieorchester a Donaueshingen, Essen e Friburgo. Le incisioni discografiche di Tito Ceccherini (realizzate per Sony, Kairos, Col legno, Stradivarius, etc.) sono state insignite di premi come lo “Choc” di Le Monde de la Musique, “Diapason d’Or” e il Midem Classical Awards.

Maurizio Baglini

Pianista visionario, con il gusto per le sfide musicali, Maurizio Baglini ha un’intensa carriera concertistica internazionale. Vincitore a 24 anni del “World Music Piano Master” di Montecarlo, si esibisce regolarmente all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, al Teatro alla Scala di Milano, al Teatro San Carlo di Napoli, alla Salle Gaveau di Parigi, al Kennedy Center di Washington ed è ospite di prestigiosi festival, tra cui La Roque d’Anthéron, Yokohama Piano Festival, Australian Chamber Music Festival, “Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia.
Ha suonato come solista con importanti compagini tra cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, la Gustav Mahler Jugendorchester, l’Orchestre Philharmonique de Monaco, la New Japan Philharmonic Orchestra, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, e con direttori quali Luciano Acocella, Francesco Angelico, Marco Angius, John Axelrod, Antonello Allemandi, Umberto Benedetti Michelangeli, Giampaolo Bisanti, Filippo Maria Bressan, Marcello Bufalini, Massimiliano Caldi, Tito Ceccherini, Daniel Cohen, Howard Griffiths, Armin Jordan, Seikyo Kim, Emanuel Krivine, Antonello Manacorda, Karl Martin, Donato Renzetti, Corrado Rovaris, Ola Rudner, Daniele Rustioni e Maximiano Valdes, Tobias Woegerer. È il solista dedicatario di Tre Quadri, Concerto per pianoforte e orchestra di Francesco Filidei, che ha eseguito in prima assoluta con l’OSN Rai diretta da Tito Ceccherini in streaming su Rai Cultura, Rai Radio 3, EuroRadio e in onda su Rai5 a novembre 2020. Nel Settembre 2021, Tre Quadri é stato eseguito da Baglini e Ceccherini, ancora una volta con l’OSN Rai, in prima esecuzione mondiale con pubblico, al Teatro alla Scala di Milano, per il Festival Milano Musica.
Nel 2022 ha suonato come solista al Ravenna Festival, sotto la direzione di Daniel Harding, con la Mahler Chamber Orchestra, in un programma che ha visto protagonista il brano di Azio Corghi Tra la carne e il cielo. Il brano fu commissionato al compositore dallo stesso Baglini, in occasione del 40° anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini ed è dedicato alla violoncellista Silvia Chiesa.
La produzione discografica di Maurizio Baglini per Decca/Universal, sempre accolta da ottime recensioni, comprende musiche per tastiera di Liszt, Brahms, Schubert, Domenico Scarlatti e Mussorgsky e la collana Live at Amiata Piano Festival. Baglini sta inoltre realizzando l’integrale pianistica di Schumann e i primi 5 cd sinora disponibili sono già considerati un punto di riferimento interpretativo.
È tra i pochi virtuosi al mondo a eseguire la Nona Sinfonia di Beethoven nella trascendentale trascrizione pianistica di Liszt. Dal 2008 a oggi è stato invitato a cimentarsi dal vivo in questo vertiginoso capolavoro su molti prestigiosi palcoscenici – in città tra cui Roma, Milano, Cremona, Parigi, Monaco, Tel Aviv, Beirut, Rio de Janeiro – e nel 2020 ha superato la cifra record di cento esecuzioni.
Ha dato vita all’innovativo progetto “Web Piano” nel quale le sue interpretazioni dal vivo – dal Carnaval di Schumann ai Quadri di un’esposizione di Mussorgsky o Images di Debussy – sono accompagnate dalle videoproiezioni dell’artista Giuseppe Andrea L’Abbate (La Roque d’Anthéron, Lisztomanias, Châteauroux, Emilia Romagna Festival).
Appassionato anche del repertorio cameristico, ha condiviso il palco con Kristóf Baráti, Enrico Bronzi, Gautier Capuçon, Renaud Capuçon, Cinzia Forte, Corrado Giuffredi, Andrea Griminelli, Gabriele Pieranunzi, Roberto Prosseda, Massimo Quarta, il Quartetto della Scala e altri illustri colleghi. Dal 2006 forma un duo stabile con la violoncellista Silvia Chiesa, con la quale ha all’attivo oltre 250 concerti in tutto il mondo.
È il direttore artistico dell’Amiata Piano Festival, la rassegna musicale internazionale che ha fondato nel 2005 e che dal 2015 si svolge al Forum Bertarelli di Poggi del Sasso (Grosseto, Toscana). Dal 2013 è consulente artistico per la musica e la danza del Teatro Comunale “Verdi” di Pordenone che in questi anni ha realizzato concerti esclusivi per l’Italia, ha dato vita a una collana editoriale in collaborazione con Ets ed è diventato il principale partner della Gustav Mahler Jugendorchester nei suoi tour europei. Nel 2019 è stato nominato Socio Onorario dell’Aiarp, l’Associazione Italiana Accordatori e Riparatori di Pianoforti «per gli alti meriti e gli importanti contributi artistici che la sua attività ha portato alla causa del pianoforte».
Suona un grancoda Fazioli.

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