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Quartetto Prometeo

12 novembre
ore 21.00

Teatro Mancinelli

Giulio Rovighi | primo violino
Aldo Campagnari | secondo violino
Danusha Waskiewicz | viola
Francesco Dillon | violoncello

Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Quartetto op. 18 n. 3 (23’)
Allegro
Andante con moto
Allegro
Presto

Luca Francesconi (1956)
Quartetto n. 1 (17’)

Maurice Ravel (1875-1937)
Quartetto in Fa maggiore (29’)
Allegro moderato
Assez vif, très rythmé
Très lent
Vif et agité

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Note di sala

a cura di Giovannella Berardengo

Ludwig van Beethoven, Quartetto op. 18 n. 3 (1798-1800)
L’op. 18 è un corpus di sei quartetti, dedicati al principe Lichnowsky, appartenenti alla prima fase compositiva di Beethoven; di stampo haydniano e mozartiano, furono scritti tra il 1798 e il 1800 e sono lo specchio di un giovane Beethoven alla ricerca della sua personale espressione, preoccupato di realizzare la più fedele manifestazione della propria individualità. Certamente con quest’opera il compositore di Bonn dà dimostrazione del suo saper ben comporre nel rigoroso rispetto delle regole della “cortese conversazione a quattro” e dell’elaborazione tematica. Il terzo quartetto, in Re maggiore fu, con ogni probabilità, il primo ad essere concepito poiché dall’esegesi dei suoi abbozzi è emerso che fossero databili all’anno 1798. Di ispirazione settecentesca, in linea con i canoni compositivi e stilistici ereditati da Haydn e Mozart, l’Allegro di apertura presenta un chiaro tema principale affidato al primo violino che emerge inequivocabilmente sugli altri tre strumenti, configurandosi come protagonista assoluto della scena. Privo di eclatanti contrasti, il movimento scorre con fluidità e leggerezza in una solidissima compostezza formale. Tuttavia emerge qualche singolarità: il primo tema, contrariamente a quanto ci si aspetti, è esposto alla dominante anziché alla tonica dando l’impressione che l’idea musicale sia la prosecuzione di un discorso già iniziato in un altro luogo. All’Andante con moto Beethoven conferisce un’atmosfera assorta e meditativa ricreata dal suggestivo timbro del secondo violino che esegue il tema sulla quarta corda, compensata dalla leggiadria dei pizzicati del secondo tema. Qui, diversamente dal primo movimento, si osserva un maggiore equilibrio tra i quattro strumenti, partecipi – parimenti – di un canto a più voci. L’Allegro in 3/4 mostra un contrasto tra la gaia melodia del segmento iniziale, vivificata da modulazioni ai toni lontani, e l’ombrosità del Trio in cui il modo minore la fa da padrone. Il Presto conclusivo è in forma sonata classica, quasi una giga in 6/8 che vede un brioso gioco di contrasti, di differenze dinamiche e sonorità fino a spegnersi, curiosamente, nel pianissimo risolutivo.

Maurice Ravel, Quartetto in Fa maggiore (1903)
Il Quartetto per archi in Fa maggiore, dedicato a Gabriel Fauré fu completato da un Maurice Ravel ventisettenne nel 1903. Unico componimento di questo genere cameristico, fu incompreso e misconosciuto dai contemporanei: ad apprezzarlo solo un cronista del Mercure de France che, quasi profeticamente, invitò a ricordarsi il nome di Ravel sostenendo che sarebbe diventato “uno dei grandi maestri di domani”. Formalmente privo di una tangibile ciclicità tematica che ne garantisca la compattezza strutturale, il componimento mostra tuttavia una certa coerenza nella duttilità melodica, esaltata da brillanti contrappunti, che si configura come fattore determinante di convergenza strutturale. La palese indole, squisitamente giovanile, di melodista è manifesta soprattutto nel movimento di apertura, in forma sonata, nel quale si contano almeno tre idee melodiche di gusto arcaico che non originano considerevoli divergenze. Nello sviluppo Ravel azzarda una rielaborazione del secondo tema non tanto melodica quanto timbrica non portando però a quei contrasti, tipici di questa sezione, di stampo classico. L’Assez vif, che si rifà al rispettivo movimento del quartetto di Debussy, mostra già un più avanzato impiego di ritmi e una più raffinata analisi timbrica: il movimento ad arpeggi condotto dalla viola, fa da sfondo alla quieta melodia del primo violino e alle strappate del secondo. Il terzo movimento, Tres lent incarna l’essenza del lirismo raveliano in un impasto timbrico generato dalla calda voce della viola e dalle sonorità profonde del violoncello quasi sempre in sordina. L’elegiaca atmosfera stanca e trasognata si trascina parzialmente anche nel finale, Vif et agité, un rondò-sonata in 5/8 e 5/4 in cui il virtuosismo strumentale si manifesta su un motivo costante in tremolo.

Luca Francesconi, Quartetto n. 1 (1977)
Luca Francesconi ha studiato composizione con Azio Corghi, Karlheinz Stockhausen, Luciano Berio, e jazz al Berklee College of Music di Boston. Ha lavorato anche come assistente di Luciano Berio tra il 1981 e il 1984. Nel 1990 ha fondato a Milano Agon Acustica Informatica Musica, un centro di ricerca musicale per la produzione e le nuove tecnologie. Ha scritto più di cento opere, da solista a grande orchestra e multimediali, commissionate dalle più importanti istituzioni musicali internazionali. La sua opera Quartett (libretto dell’autore da Heiner Müller) commissionata dal Teatro alla Scala nel 2011, con la direzione della FURA dels Baus (vincitrice del premio della critica ‘Franco Abbiati’ 2011), è stata eseguita più di ottanta volte in tutto il mondo, in sette nuove produzioni. All’attività di compositore affianca quella di direttore d’orchestra. Insegna da 35 anni i diversi conservatori italiani e tiene masterclass in tutto il mondo. È professore e direttore del dipartimento di composizione presso la Musikhögskolan di Malmö, in Svezia. Nel 2005 fonda il “Laboratorio di invenzione musicale” presso Le Settimane Musicali di Stresa con l’Ensemble norvegese BIT 20 in residenza. Dal 2008 al 2011 è stato direttore artistico della Biennale Musica di Venezia, dove ha ideato e coordinato quattro Festival. Durante questa importante esperienza ha sostenuto il repertorio (il Leone d’oro assegnato a Lachenmann, Kurtag, Eotvos e Rihm) ma si è anche impegnato a coinvolgere le forze creative della città lagunare. Nel 2011 è stato inoltre nominato consulente artistico del festival Ultima di Oslo. Nel 2018 ha vinto il Premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei di Roma e il Prix Italiques. Il Quartetto n. 1, composto nel 1977, è la sua prima composizione, scritta da appena ventunenne ed eseguita per la prima volta nel 2012 da La Scala String Quartet presso il Teatro Comunale di Como. Un esempio lampante delle espressioni linguistiche degli anni Settanta che evolve, sconfinando continuamente verso idee più libere e personali fra Ligeti e Xenakis, offrendo suggestioni quasi elettroniche.

Quartetto Prometeo

Vincitore della 50° edizione del Prague Spring International Music Competition nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato insignito anche del Premio Speciale Bärenreiter come migliore esecuzione fedele al testo originale del Quartetto K 590 di Mozart, del Premio Città di Praga come migliore quartetto e del Premio Pro Harmonia Mundi.
Nel 1998 il Quartetto Prometeo è stato eletto complesso residente della Britten Pears Academy di Aldeburgh e nel 1999 ha ricevuto il premio Thomas Infeld dalla Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest per le “straordinarie capacità interpretative per una composizione del repertorio cameristico per archi” ed è risultato secondo al Concours International de Quatuors di Bordeaux.
Nel 2000 è stato nuovamente insignito del Premio Speciale Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco.
Riceve il Leone d’Argento 2012 alla Biennale Musica di Venezia.
Si è esibito nelle più importanti sale tra cui Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein, Wigmore Hall, Aldeburgh Festival, Prague Spring Festival, Mecklenburg Festival, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Società del Quartetto di Milano, Amici della Musica di Firenze, Teatro La Fenice.
Collabora con musicisti quali Mario Brunello, David Geringas, Veronika Hagen, Alexander Lonquich, Enrico Pace, Stefano Scodanibbio, Quartetto Belcea, Enrico Bronzi, Mariangela Vacatello, Lilya Zilberstein.
Particolarmente intenso è il rapporto artistico con Salvatore Sciarrino, Ivan Fedele e Stefano Gervasoni.
Ha inciso per Ecm, Sony e Brilliant.
Dal 2013 è “quartetto in residence” all’Accademia Chigiana di Siena in collaborazione con la classe di composizione di Salvatore Sciarrino e dal 2019 tiene corsi di quartetto presso Accademia musicale Santa Cecilia di Portogruaro e dal 2020 a Roma nell’ambito di Avos Project.

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